Associazione ROMA – Rehabilitation & Outcome Measures Assessment
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Il COVID-19 Non Fa Differenze di Genere, chi lo Cura Sì: lo Strano Caso dell’ASST Rhodense

Ieri in serata, al direttivo dell’Associazione ROMA è arrivata un’inquietante segnalazione. L’ASST Rhodense di Garbagnate Milanese, applica differenze di genere per valutare il recupero della malattia COVID-19. Ebbene sì, accade in Italia, in un’Azienza Socio Sanitaria Territoriale della Lombardia. Il questionario “incriminato” è l’Instrumental Activity of Daily Living (I-ADL), utilizzato appunto per la valutazione delle attività di vita quotidiana strumentali.

 

Le Attività di Vita Quotidiana sono un termine utilizzato nel campo della salute per definire un’insieme di attività quotidiane per la cura personale. Le attività di vita quotidiane strumentali (I-ADL) sono invece quelle attività che, seppur non fondamentali, rendono possibile la vita di un individuo all’interno della propria comunità.

 

 

COVID19 Differenze di Genere AAST Rhodense

COVID19 e Differenze di Genere

 

Il questionario I-ADL è stato sviluppato da MP Lawton e EM Brody nella metà degli anni ’60. E’ un questionario “datato”, cui si applicano ingiustificati (anche da un punto di vista scientifico) ruoli di genere. La donna si occupa della pulizia della casa, della cucina e delle faccende domestiche, l’uomo invece della gestione del denaro e dell’utilizzo dei trasporti. La Scala sviluppata dai due autori statunitensi, rispecchiava quindi una società patriarcale, trasudante di stereotipi e nette differenze di genere. Per anni è stata utilizzata per valutare le AVQ nella popolazione anziana.

 

Fortunatamente le società cambiano, ed i ruoli sociali e le differenze di genere si assottigliano. La comunità internazionale, così come la società tutta, ha lavorato (e sta lavorando) per garantire la parità di genere in diversi settori. Anche l’utilizzo di scale di valutazione e questionari dovrebbe pertanto rispecchiare le società in cui vengono utilizzati. Questi sono i principi di “Traduzione ed Adattamento Culturale” raccomandate dai maggiori centri ricerca in questo campo.

 

Tuttavia, già nel 2003, per il questionario I-ADL lo stesso autore raccomandava: “Historically, women were scored on all 8 areas of function; men were not scored in the domains of food preparation, housekeeping, laundering. However, current recommendations are to assess all domains for both genders (Lawton, Moss, Fulcomer, & Kleban, 2003) . Sottolineando come l’utilizzo dell’I-ADL dovesse rispettare una parità di genere. Gli item dell’I-ADL devono quindi essere utilizzati per entrambi i generi alla stessa maniera. Inoltre, la New York University College of Nursing ha prodotto un documento aggiornato al 2013 proprio sull’utilizzo dell’I-ADL.

 

Infine, categorizzare secondo il genere le I-ADL comporta importanti bias nel processo di cura (e di ricerca). Se la capacità di un uomo di ritornare a prepararsi un pasto e prendersi cura della casa non viene valutato, come riuscire a prendere in carico questa persona? Come valutare le strategie compensative da utilizzare? Quali invece le attività specifiche da proporre?

 

L’intero percorso di cura, così come la capacità di produrre dati utili e rilevanti ai fini della ricerca, si sgretolano lentamente sotto occhi disattenti o poco abituati a guardarsi intorno. Insomma, laddove non vi arriva il buon senso, raccomandiamo all’ASST Rhodense di leggere almeno la letteratura scientifica. 

 

 

 

 

NB. Il titolo ha carattere puramente evocativo, Le evidenze raccolte fino ad oggi evidenziano esplicitamente che esistono differenze importanti nell’insorgenza, nelle manifestazioni cliniche, nelle risposte ai trattamenti e negli esiti di malattie comuni a uomini e donne. E questo sembra emergere anche nel contesto della pandemia da COVID-19. Le statistiche rilevate nel mondo, infatti, parlano chiaro: l’infezione da SARS-CoV-2 produce effetti diversi negli uomini e nelle donne. Per maggiori approfondimenti si veda la pagina dedicata dell’Istituto Superiore di Sanità

 

 

 

 

 

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